Monday, 9 November 2020
Mondo pazzo
Wednesday, 5 August 2020
La mia forte debolezza.
Quella che mi fa fermare sempre al mio baretto all'angolo con Coni Zugna. Quella che mi traina avanti anche quando il giudizio mi rallenta.
La forte debolezza che mi fa fermare per un cornetto prosciutto e fontina e spremuta.
Scusa, torno tra un’oretta ma prima pausa merenda.
La mia forte debolezza, quella che spanna i vetri dalla paura e dall’incompiutezza.
Quella che l’compiutezza l’ha sposata alla nascita.
La forte debolezza, che alla fine la mia dottoressa l’ha sempre saputo che era il mio nome di battesimo.
La forte debolezza è una cazzutissima spina nel fianco, esattamente come i primi giorni di ciclo al mare.
Pensavo anche, che la forte debolezza fa da ossimoro alla grande bellezza. Chissà cosa ne pensa Sorrentino.
È proprio quando mi siedo, e guardo i tram incrociarsi gli sguardi, che capisco che stronzo non è sinonimo di forte, ed essere feriti sinonimo di debole.
Ma chissà perché tutta questa grande rottura di coglioni a ventitré anni.
L’ansia mi fa afa.
Il giudizio mi appanna i retrovisori.
E comunque, mi dimentico sempre che nei retrovisori la gente mi supera sempre, ma io non prendo multe.
Saturday, 25 April 2020
Il mio posto.
Il mio posto è la mia pelle.
Che si allagra e restringe a seconda della necessità. La mia pelle che cambia colore, che mi protegge, scudo indistruttibile che filtra la luce.
Il mio posto, sono le mie braccia. Le mie adoratissime braccia. Con i loro muscoletti affusolati mi fanno afferrare, raccogliere, sostenere, tirare, allentare, scansare. I gesti di salvezza.
Il mio posto è la mia sacrissima pancia. Dovrei in realtà dedicare un'intera ode alla mia pancia. Colei che protegge e costude ogni mia emozione, campanello d'allarme delle eruzioni. La mia pancia in cui risiedono le cose belle, quelle di cui poter festeggiare. Ed ecco, la mia pancia è una festa.
Il mio posto sono le mie anche, che rotonde accolgono, si muovono per non dimenticarsi il ritmo del cuore. Assorbono le emozioni e mi ricordano di lasciarmi andare ed essere meno pretenziosa.
Il mio posto sono le mie amate gambe. Ovunque nel globo io sia, mi ci hanno portato le mie gambe. Mi hanno insegnato che si va avanti, non verso l'altro. Mi hanno detto che se voglio posso fermarmi. Per quanto voglio, dove desidero. Mi hanno anche ricordato che muovermi è un sacro piacere, non uno sterile dovere. Le mie gambe, mi permettono di ballare senza pietà nè pudore. La mia goduria.
Il mio posto, sono le mie ossa. Lo scheletro sostenitore e protettore. Le mie ossa che ribadiscono le mie forme, che disegnano la mia struttura.
Il mio posto sono i miei occhi. Che raccolgono e analizzano. Che ammirano e celebrano. I miei occhi sono il mio posto perchè accolgono i dettagli per me essentiali. I miei occhi che ancora adesso mi insegnano la differenza tra bello, e bello.
Il mio posto lo decido io, e nessun altro. Dannato sia il giudizio. Dannato sia il pudore.
Generatrice di tutto l’amore che ho per lui. Regina dell’energia che gli permette di muoversi. Padrona della bellezza che lo reside e ammiratrice delle sue potenzialità.
Per sempre grata, del mio corpo, il mio posto.
Saturday, 15 February 2020
Festeggia con il tuo corpo.
Ho letto un post che diceva "Caro corpo, vuoi essere il mio Valentino?" con annessa descrizione: "festeggia con il tuo corpo, con lui che c'e' sempre stato, e perche' no, fategli un regalo".
Ci penso, e nonostante la ridicolezza di sottofondo che sento verso San Valentino, sorrido, mi guardo le cosce, e mi dico, perche' no.
Apro Asos, clicco sulla sezione "jeans".
Cerco, scrollo, non sono convinta, assolutamente non sono convinta.
Chiudo il sito, guardo le mie cosce, e le dico "magari un altra volta".
Stamattina mi sveglio, un po' affranta per la serata che non e' stata una celebrazione come avrei voluto.
Penso, ripenso.
Prendo in mano un paio di forbici.
Guardo tra i miei scaffali, e tiro fuori un paio di jeans presi non molto tempo fa. Mi piacciono moltissimo: il colore, la consistenza, la forma. Mi fanno sentire una strafiga anni '70. Non li metto da un sacco, un po' come quelle duemila cose inutili che prendi solo per colmarti il vuoto dentro.
Non li indosso da un po' anche perche' strisciano per terra, sono troppo lunghi. Non mi ritengo cosi' bassa, ma quei jeans mi fanno sentire un bassotto.
Prendo le forbici, prendo le misure, prendo coraggio.
Sara' una cazzata, io lo so.
Taglio, stortissima, e infine li riprovo su.
Non mi sento piu' un bassotto.
Ed ho risparmiato £20 per un ennesimo paio di soddisfazione temporanea.
Mi piacciono,un casino.
Ho tagliato, cambiato forma, tolto l'inutile, accontentato le mie cosce.
Dacci un taglio.
Dacci un taglio a tutte le storie che ti racconti.
Non sono vere, non sono interessanti, sono vecchie e puzzano di muffa.
Dacci un taglio a tutte quelle volte che pensi che ne valga la pena.
Se piangi ancora, non ne vale la pena.
Dacci un taglio, a tutte quelle energie spese per costruire una casa sulle sabbie mobili.
Cambia terreno, cambia mattoni, cambia cemento.
Dacci un taglio, a credere che le persone possano essere controllate, e che le situazioni possano cambiare dopo la 102esima volta che ci riprovi.
Dacci un taglio, ad annoiarti la vita.
Prendi in mano un paio di forbici, e decidi tu che forma dare ai tuoi jeans.
Le tue cosce saranno sempre riconoscenti.
Il tuo cuore, ancora di piu'.