Saturday, 25 April 2020

Il mio posto.

Il mio posto sono io. 
22 anni e 3/4, e forse l’ho capito. 
Incubi e scenari apocatillici all'idea di non appartenere. Non appartenere. Quasi a volere dire che l'idea di appartenenza sia paragonabile all'idea di fisicità. Fisicità di un luogo, di una persona. Un pò possessivo, non credi? "Il mio posto è dove io penso che sia" mi disse il maestro. Non esiste "casa mia" per eccellenza. Ora, più che mai. In qualunque posto nel mondo che per circostanza o scelta tu sia, quella è casa.

Il mio posto è la mia pelle.
Che si allagra e restringe a seconda della necessità. La mia pelle che cambia colore, che mi protegge, scudo indistruttibile che filtra la luce.
Il mio posto, sono le mie braccia. Le mie adoratissime braccia. Con i loro muscoletti affusolati mi fanno afferrare, raccogliere, sostenere, tirare, allentare, scansare. I gesti di salvezza.
Il mio posto è la mia sacrissima pancia. Dovrei in realtà dedicare un'intera ode alla mia pancia. Colei che protegge e costude ogni mia emozione, campanello d'allarme delle eruzioni. La mia pancia in cui risiedono le cose belle, quelle di cui poter festeggiare. Ed ecco, la mia pancia è una festa.
Il mio posto sono le mie anche, che rotonde accolgono, si muovono per non dimenticarsi il ritmo del cuore. Assorbono le emozioni e mi ricordano di lasciarmi andare ed essere meno pretenziosa.
Il mio posto sono le mie amate gambe. Ovunque nel globo io sia, mi ci hanno portato le mie gambe. Mi hanno insegnato che si va avanti, non verso l'altro. Mi hanno detto che se voglio posso fermarmi. Per quanto voglio, dove desidero. Mi hanno anche ricordato che muovermi è un sacro piacere, non uno sterile dovere. Le mie gambe, mi permettono di ballare senza pietà nè pudore. La mia goduria.
Il mio posto, sono le mie ossa. Lo scheletro sostenitore e protettore. Le mie ossa che ribadiscono le mie forme, che disegnano la mia struttura.
Il mio posto sono i miei occhi. Che raccolgono e analizzano. Che ammirano e celebrano. I miei occhi sono il mio posto perchè accolgono i dettagli per me essentiali. I miei occhi che ancora adesso mi insegnano la differenza tra bello, e bello.
Il mio posto lo decido io, e nessun altro. Dannato sia il giudizio. Dannato sia il pudore.


Dove il mio corpo esiste, esisto io.
Generatrice  di tutto l’amore che ho per lui. Regina dell’energia che gli permette di muoversi. Padrona della bellezza che lo reside e ammiratrice delle sue potenzialità.
Per sempre grata, del mio corpo, il mio posto.

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