Friday 5 November 2021

Bias di conferma


Prendere in considerazione una strada diversa da quella che avremmo immaginato per noi stessi, una pelle che pensavamo non potesse mai starci bene addosso. Faticoso ma necessario, proprio come un bias di conferma. Un odore poco famigliare, una sensazione apparentemente lontana da noi stessi. Sta lì, incastrata sul più bello, una celata felicità. Nell’incavo più nascosto, di una gioia che spessissimo ci neghiamo, pensando di non meritarci. E quindi, una sera al mare, ci da la sensazione che forse è solo lì che sta, quello smisurato ed ignoto senso di appartenenza alle radici più antiche, fondamentali e intrascurabili che abbiamo: noi stessi.

Friday 8 October 2021

Quando la carne ritorna a fluire di vita

La mia migliore amica me l’ha sempre detto: “Così sei brutta”.

E che cazzo vuoi che me ne freghi a me di essere brutta, pensavo. Qui ho da portare avanti una missione minuziosa e autodistruttiva livello 2000, e questa mi dice che sono brutta; non è minimamente nelle mie più lontane priorità. Eppure, non ne comprendevo il significato più profondo, ma semplicemente il lato ingannevole.


Scavare, respingere e assottigliare è la mia più grande maestria e senso di forza. Ingannevolmente, ancora una volta. Imperterrita penso di aver ripreso il timone in una direzione stupenda e piena di luce. Invece a volte, quella è solo una dinamo, e tu stai facendo una sosta un pò troppo lunga. Quando il buio ti assale, tra l’altro, non te ne accorgi neanche subito. Hai un occhialone da sole che ti fa percepire le gradazioni cromatiche in maniera distorta.


Maddai. A proposito di distorsione. Perché l’amore passa tutto attraverso la bocca? 

Mangi, baci, succhi, soffi, urli, inspiri. Eppure, l’amore arriva anche fino alle caviglie e alle scapole. 


Il senso di disorientamento che si prova quando smetti di nutrirti nel modo giusto, è infinito. Come infinito l’amore e la felicità di cui ti stai privando. Sì, perché non ti stai privando solo di cibo, quella è un’illusoria ed inevitabile apparenza. Ciò che stai togliendo alla tua vita va aldilà del tangibile. Certo, l’assottigliamento della tua figura è uno spiraglio di spaventevole pericolo, ma anche la vita stessa e l’entusiasmo verso essa fluisce via.


Parlo di fluire, perché è il verbo più adeguato per parlare di questo mostro.


L’anoressia è un mostro che fluisce. Come in montagna l’acqua gelida fluisce tra le rocce. Come la linfa vitale scorre tra le vene dei rami e delle foglie, come le stagioni di anno in anno, come l’amore di una madre per un figlio, come le vacanze estive quando andavamo a scuola. 

Fluisce, perché per me questa malattia mi ha dimostrato che non sono fatta per cementificarmi nel dolore, ma per scorrere tra un binario incagliato e uno stabile. Questo demone non è nient’altro che una forma solubile delle mie ombre; si scioglie e defluisce.


Mia zia, sempre lei, dice: “Attraverso quegli spigoli che vedevo fuoriuscire, era proprio come se tu ti immolassi.” Mi sono innamorata degli spigoli perché per me rappresentavano le punte delle lance della mia guerra personalissima. Senza quelle ispidezze, pensavo di non sapere come difendermi altrimenti. E quindi, mi organizzavo ad avere le armi più appuntite, pronta per scendere in campo. Se non fosse per l’unico scompenso di avere perso completamente il senso di protezione e difesa di me stessa. In definitiva, immolarsi a se stessi.


La fatica che provo nello svegliarmi ogni mattina di fianco al mio mostro è abbastanza una delle cose più sotto pelle che io abbia mai provato. Ma non mi identifico in essa.

La fatica esiste e mi accompagna sempre, ma tra le varie lacrime, ricordo esattamente la persona che voglio essere. La persona che gode della vita e che riempie gli spazi con la curiosità di un mondo più interessante. E questo, anche se non sembra, è abbastanza.


Quindi, amica mia, avevi ragione tu. Non c’è niente di più bello, che ritornare ad essere belle. Ritornare ad avere una faccia che, una volta piena, grida: “Grazie di essere ritornata a casa”.

Perché io voglio sentirmi a casa: tra le mie ossa, le mie sacre cosce, le mie forti braccia, i miei occhi pronti, i miei fianchi ovali. Questa è casa mia, è bellissima, e non la metto più in affitto.







Sunday 30 May 2021

Andare avanti, la più grande forma di libertà.


Ci sono persone che hanno il terrore degli insetti. Alcuni invece, hanno terrore dell'altezza o semplicemente di trovare le spine nel pesce. Non ne ho conosciuti tanti, ma esistono anche quelli che hanno ancora paura del buio. Per me invece, la cosa più dolorosa e inaspettata è stato scoprire la mia totale fobia nell'andare avanti. Ma che cazzo è, la fobia del naturalissimo biologicissimo funzionamento della vita stessa? Eppure.
 
Andare avanti significa affidarsi. Andare avanti è scegliere se stessi. Andare avanti permette il miglioramento. Andare avanti lascia spazio. Andare avanti produce movimento. E sicuramente una miliardata di altre cose.

La cosa che probabilmente fa più paura ammettere, ma la realizzo con gli occhi pieni di lacrime, è che andare avanti è la più grande forma di libertà. Verso se stessi e verso l'altro. Forse in questo risiede la mia fobia. Non si è mai pronti, e non ci si sente mai all'altezza, di afferrare la nostra libertà. Le gabbie sono sempre state più conosciute. 

E quindi il mio desiderio più grande, per me, per chi legge e per chi soffre, è quello di andare incontro al più grande atto di coraggio della storia:

Andare avanti. Lasciare andare. E ripetersi: "Sì, me lo merito anche io."

Forse non ora, non ancora; ma un giorno sì, e sarà lacrime e margherite.

Thursday 6 May 2021

Un po' meno

Ho capito che devo dare molto meno acqua alle mie piantine.

Questo nello specifico l’ho capito, non solo annegandone e facendone morire una, ma con il tempo.

Sì, il tempo, quella cosa che sembra un’inspiegabile spina nel fianco. O perché è troppo poco, o perché troppo e basta, o perché infinito.

Per me il tempo, e la cura, rimangono ancora profondamente misteriosi.

Insomma, per me dare meno acqua alle mie piantine voleva dire non prendermene cura, trascurarare una parte di me e soprattutto perdere il controllo di un elemento importantissimo: l’altro.

Ah quindi mi stai dicendo che l’altro non lo posso controllare? Mi stai forse suggerendo di fare di meno, di lasciare che le cose vadano per la loro strada? Folle.

Ma in realtà, folle io.

Smettere di dare così tanta acqua alle mie piantine ha voluto dire urlare al mondo “merito di meglio”. Ha significato smetterla di soccombere ad un amore sbagliato. Smetterla ha significato annaffiare di più il mio cuore, e far respirare di più la mia anima. Dare acqua, ma soprattutto darne troppa, significa principalmente pesantezza.

Una delle tracce più dolorose su cui si è sintonizzata spesso la mia vita è stata “Sei un po' troppo. Anche un po' meno”.

Ma un pò troppo per chi? Un pò meno perché? Un incontrollabile senso di ingiustizia e giudizio mi pervade.

Ma poi ho capito.

Mia zia un giorno mi disse, illuminandomi, “Non un pò meno, solo un pò più verso te stessa.”


Ed ecco che le mie piantine piano piano ricominciano a respirare. Le loro foglie sono più verdi. Cioè, sono proprio più del COLORE VERDE. Fanno la lotta per crescere sempre più in alto e sempre più in largo. In effetti, le mie piantine si vogliono espandere. Cioè, io gli do meno, e loro fioriscono di più, ma che cazzo. E quindi, attendo che anche le mie di foglioline abbiano voglia finalmente di diventare verdi per davvero. Attendo il momento in cui fare un passo verso me stessa significherà leggerezza, attenzione e amore, ma soprattutto la pazienza di riconoscerlo.


Non posso più entrare in una cartoleria e cercare con gli occhi riviste di cinema. Non posso più respirare con il tuo naso e averti permeo nella mia pelle ovunque io vada. Non posso più tirare su solo le briciole. Lo sai che sono nata per la torta intera. E secondo me, l’hai sempre saputo. Il mio cuore ha bisogno di meno acqua, chiudete i rubinetti.

21 Gennaio 2021

21 Gennaio 2021

Rimarrai sempre la mia merenda con la pasta. Rimarrai sempre lo spazzolino di fianco al mio. Rimarrai sempre i cinemini indipendenti in cui sogno ancora di portarti. Rimarrai sempre la mia collina dei Ciliegi. Rimarrai sempre, quelle canzoni che non ti invierò mai. Ed il cuore, te lo farà battere qualcos’altro. Rimarrai sempre il mio per sempre, per sempre.



Monday 25 January 2021


Care that adjusts

The temple that repairs 

Painful thorns


Annoying and revealing the wait of whom brave is in the heart







Saturday 23 January 2021