Wednesday 29 August 2018

Corda

Incorniciato dall’amaro non-compimento delle cose.
Dalla frustrazione dell’incastro non allineato.
Ma io, di allineato, ci vedo moltissimo.
In ogni gesto inculsuto cerco il tuo sguardo, la tua complicità, il tuo riparo.
In ogni attimo che sembra scentrato e avverso, io ci vedo lotta felice, per ciò che sento di più forte. 
Siamo noi, i Pianeti allineati in un mondo stortissimo; 
Ecco, ora ci trovo giustizia.

Perchè noi non siamo forzatura, non siamo artefatti, non siamo finzione o compiacimento.
Noi siamo Reali, e Giusti.
Più giusti del gelato ad Agosto, più dell’anguria sul divano, più della sigaretta sulle scale, più dei baci del buongiorno, più dei parcheggi in curva o del Mojito giapponese.
C’è così tanto Giusto, che quasi mi convince che oggi sul mostro vinco io.
Il Mostro del “Eh ma lui ora non c’è”, “ non vedrà questo”, “non può assaggiare, odorare, toccare questa cosa”.

Mi accorgo allora che addomesticare il Mostro signica proprio mandare giù quell’amaro che mi porta sconforto, e credere che gli eventi abbiano logica e ragione d’essere.
Non sei qui, le chiamate non sono Come vorremmo, i nostril corpi non sono Dove vorremmo; eppure la Corda tiene.

La Corda tiene.
La Corda, tiene.
Il cuore in poppa.
E quindi?
E quindi è questione di fiducia degli eventi.
Di ciò che non avviene ora, proprio perchè avverrà dopo; e chissà, ancora meglio.

Alla fine non era vero niente; o meglio, c’era di più.

Ore 2.21, notte.
Alla fine non era vero niente.
Non era vera l’inalterazione nonostante il tutto, il “finchè non ci fosse un domani”; perchè oggi è già “domani” e sto cercando di farmi spazio tra le lacrime, come in un labirinto. 
Quel Domani, che allora io ritengo il falso. Il Domani, che invano, selezionavo come il felice ignoto.
E quindi, alla fine, non era vero niente. 
Non era vera la forte indipendenza dal tuo odore di cui le mie narici fanno armonia, il potermi distaccare da quei tuoi occhi di cui vorrei poterne catturare la luce e riservarla per le mie giornate grigie. 
Non era vero che l’amore vince sul dolore.Mi brucia il petto e piango da accartocciare gli occhi.
I mostri mi assalgono prepotenti e quindi io gli credo; credo che “alla fine non era vero niente”.

Voglio sprofondare nel dolore di non averti qui, nella falsa consapevolezza di poter morire d’amore, passarci dentro fino al midollo; Poi, la voragine ti porta il Nuovo. 
Ritrovare spazio tra i nuvoloni, e con gli occhi che bruciano, credere ancora una volta in qualcosa di diverso:Credere che il dolore possa ingannarti e farti credere di poter vincere; purtroppo (per fortuna) però, io non sono stata programmata e stata messa al mondo per credere a tale fatto.
È così facile il convolgimento del Demone, rimanere cementificati nel dolore; ma io so che non può finire lì, so che non può terminare tutto con la disperazione.E lo sento solo quando ci vedo una scommessa su cui posso “vincere”.

Vinco quando riesci ad addormentarti con il sorriso in giro per l’Europa. 
Vinco quando guardi la Luna e hai fiducia dello stesso cielo.
Vinco quando riesci a piacerti.
Vinco quando incontri te stesso attraverso me.
Vinco quando hai voglia di divorare il mondo con leggera consapevolezza.
Vinco quando vedo ogni giorno il capolavoro etereo che sei.
Che poi la vittoria, in realtà, siamo noi.

Ma al posto che perdermi (facilmente) in dolci fantasticherie romantiche, volevo parlarti delle lenti gialle. Lenti che dopo il nero che i miei occhi in maniera innata vogliono farmi vedere, io con pupille ancora appannate, metto su un paio di lenti nuove.
Le Lenti Gialle che, dopo le tempeste, portano Scommesse Felici e Progetti del Coraggio.

Tu sei la mia Scommessa Felice, il mio Progetto del Coraggio;
La novità nel “già vissuto”.
La voglia di prendere i Mostri, a morsi.
Sei il desiderio di Conquista e Cura. 
Sei il giro in Scandinavia, avventura sui Balcani. I geyser dell’Islanda, la Grande Mela o la terra dei Tribalistas, la tua.

Io e te sul mio screensaver; tu che sorridi con il gusto Anice sei la rincorsa sulla pista da ballo.E io con te, vorrei ballare tantissimo, danze sempre differenti.So che sarebbe la ricerca della famosa “esperienza mistica e terrena” del nostro amico Jovanotti.E io, del Jova, voglio fidarmi di brutto.